Patologie dell'anca

Artrosi dell'anca

Un percorso insieme per riconquistare l'autonomia e la qualità della vita

Una disfunzione dell'articolazione dell'anca può comportare un disagio in termini di dolore e deficit della funzione. Ne consegue un peggioramento della qualità della vita, l'entità del quale dipende dal grado di deterioramento dell'articolazione stessa.

L'artrosi dell'anca, detta coxartrosi, rappresenta una condizione di compromissione articolare assai frequente nella terza età. Consiste in un deterioramento progressivo di tutti gli elementi che compongono l'articolazione: la cartilagine di rivestimento; i capi ossei (testa del femore e acetabolo del bacino); la membrana sinoviale; la capsula articolare. E' considerata per questo una patologia degenerativa cronica progressiva. Tuttavia il grado di progressione può variare notevolmente da persona a persona a seconda di diversi fattori costituzionali e ambientali.

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Prevenire è sempre meglio che curare

Oltre alla predisposizione individuale, alle dislipidemie, alle patologie reumatiche, alle displasie articolari, alcuni fattori che possono favorire tale patologia sono: le abitudini di vita insalubri, come l'alimentazione inadeguata, l'abuso di alcool e le abitudine al fumo; la vita sedentaria che favorisce l'obesità e il soprappeso. Si deduce da ciò che la maggiore azione preventiva di tale patologia consiste nell'eliminare abitudini di vita scorrette. Sembra retorico, ma è giusto rimarcare che una alimentazione con cibi sani e con pochi grassi, una condotta di vita che escluda il fumo e altre sostanze che intossicano il nostro corpo, e includa una attività motoria costante, permette, non solo di procrastinare l'insorgenza dell'artrosi, ma anche di diminuirne la progressione e di godere di una vita qualitativamente migliore.

Come si esprime la malattia?

Nelle fasi iniziali l'artrosi all'anca non limita molto il movimento e si esprime generalmente con un dolore all'inguine spesso irradiato alla coscia anteriormente, che raggiunge il ginocchio. Insorge generalmente all'inizio del movimento al mattino quando ci si alza dal letto o quando ci si alza dalla sedia, per poi recedere con la normale attività motoria. E' utile in questi casi rivolgersi dallo specialista che, attraverso la prescrizione di esami strumentali cercherà di fare una diagnosi precisa, escludendo altre patologie che si potrebbero esprimere in maniera simile. Nelle fasi iniziali, pur ribadendo la necessità della eliminazione dei fattori predisponesti sopra indicati, l'approccio curativo è solitamente farmacologico, fisiochinesiterapico e talvolta infiltrativo. In taluni casi selezionati è indicato l'approccio artroscopico.

Varie cause possono portare alla degenerazione dell'articolazione dell'anca
Varie cause possono portare alla degenerazione dell'articolazione dell'anca

Nelle fasi avanzate la qualità della vita viene compromessa talvolta in modo rilevante. Il dolore e l'impotenza funzionale permette solo di camminare per brevi tratti e condiziona negativamente la vita di relazione. Il dolore si può presentare ad ogni movimento ed anche a riposo. I movimenti vengono limitati al punto che risulta difficile eseguire mansioni quotidiane come il vestirsi, indossare i calzini, lavarsi e talvolta porta alla diminuzione dell'autonomia personale. In queste fasi il ricorso costante a farmaci antidolorifici risulta insufficiente e talvolta inopportuno per gli effetti collaterali che questi potrebbero comportare.

Il deterioramento dell'articolazione dell'anca, documentabile con indagini radiografiche, è tale da impedire la possibilità di recupero dell'articolazione stessa. In tale circostanza l'approccio curativo generalmente più indicato, allo scopo di eliminare il dolore e restituire all'individuo l'autonomia perduta, risulta essere l'intervento chirurgico di artroprotesi, che consiste nella sostituzione dell'articolazione con elementi metallici che permettono il movimento.

Compito del medico ortopedico è di accompagnare il paziente nel percorso di cura e decidere assieme quando eventualmente optare per l'intervento chirurgico.

Ingredienti essenziali: fiducia e collaborazione

Essendo l'intervento di artroprotesi dell'anca da considerarsi fra gli interventi ortopedici maggiori, richiede una adeguata preparazione, un ricovero nel reparto ortopedico generalmente per circa 3-5 giorni e il proseguimento delle cure riabilitative per qualche mese dopo l'intervento chirurgico. Si deve instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione intensa fra i medici (ortopedico, anestesista, fisiatra) e il paziente allo scopo di ottenere il miglior risultato desiderato. Infatti il successo dell'intervento non è dato solo dall'atto chirurgico, ma dal corretto e attento svolgimento di tutte la fasi del percorso diagnostico terapeutico chirurgico, anestesiologico e riabilitativo attuato attraverso una sintonia di intenti.

L'intervento e le protesi

L'anestesia indotta generalmente per questo intervento è quella spinale, che presenta la minor incidenza di complicanze ed effetti collaterali, ma in taluni casi selezionati viene eseguita l'anestesia generale. L'intervento chirurgico, senza le fasi preparatorie, dura circa un'ora. Diverse sono le vie di accesso utilizzate per accedere all'articolazione dell'anca e numerose sono le protesi che il mercato mette a disposizione. E' importante che il chirurgo ortopedico abbia nel suo bagaglio culturale le capacità di approcciare all'articolazione dell'anca con una gamma di metodiche chirurgiche e con modelli protesici diversi, tali da affrontare le diverse condizioni patologiche, relativamente all'età e al peso del paziente, alle esigenze funzionali, alle caratteristiche dell'articolazione e alle condizioni dell'osso.

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Le vie di mia predilezioni sono la "postero-laterale" e l'"anteriore" di Smith-Petersen. La prima si predilige quando l'età è più avanzata e l'osso ha perso parzialmente le sue capacità di robustezza. Tale via, di limitata invasività, permette tuttavia l'impianto di una vasta gamma di modelli protesici. Viene utilizzata prevalentemente per l'impianto di protesi con steli "classici" medio lunghi, anche se all'occorenza permette l'impianto di protesi corte mininvasive.

Incisione postero laterale
Incisione postero laterale

La via "anteriore" prevede un accesso anteriore all'anca e può essere considerata una via miniinvasiva per eccellenza, essendo la via che prevede un taglio cutaneo corto di 6-8 centimetri, la minor offesa dei muscoli e talvolta la minor asportazione ossea. Si predilige questa via generalmente nelle persone più giovani, con esigenze funzionali maggiori e che richiedono tempi più brevi per il ritorno alla vita lavorativa.

Incisione anteriore di Smith Petersen
Incisione anteriore di Smith Petersen

Tramite questa via è possibile l'impianto di protesi miniinvasive a stelo corto e a risparmio del collo femorale. La buona qualità dell'osso delle persone meno anziane concede l'impianto di questo tipo di protesi. Ricordiamo tuttavia che l'opzione di una protesi rispetto ad un'altra non è stabilita secondo parametri rigidi, ma dopo aver soppesato vari aspetti dell'individuo, non da ultimo l'età biologica.

L'intervento comporta la possibilità di diverse complicanze. Per la maggior parte di queste, tuttavia, l'incidenza è sotto l'unità percentuale. Fra le maggiori ricordiamo un aumentato rischio di trombosi venose ed embolie polmonari, che viene diminuito con l'utilizzo di farmaci anticoagulanti. Le infezioni chirurgiche e postchirurgiche sono una evenienza molto temibile, tuttavia l'utilizzo di antibiotico terapia profilattica e avanzati sistemi per il mantenimento della sterilità perioperatoria, hanno ridotto mediamente all'1,5% tali possibilità. Altre possibili ma rare complicanze possono essere le sofferenze neurologiche, il rischio di lussazione della protesi, il formarsi di ossificazioni periarticolari, le differenza di lunghezza degli arti, le rigidità articolari, la persistenza del dolore.

La "miniinvasività"

L'esigenza di rendere l'intervento chirurgico sempre meno aggressivo ha spinto la ricerca scientifica verso la definizione di metodiche chirurgiche sempre più rispettose dei tessuti biologici, allo scopo di alleviare i disagi del paziente, diminuire i tempi di recupero e i costi di tutto l'iter terapeutico.

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Pz. Di 60 aa. Con artrosi post-traumatica. Impianto di protesi corta anatomica miniinvasiva a conservazione parziale del collo (Fitmore).

L'approccio mininvasivo all'anca, oltre a permettere un ritorno alle normali attività in tempi più rapidi, prevede generalmente meno sofferenza e una minor perdita ematica durante e dopo l'intervento.

Per scopi condivisibili da tutti, la "miniinvasività" è diventata una delle giuste aspirazioni del chirurgo dell'anca, ma si è diffusa presso l'opinione pubblica talvolta come una moda, più che una metodica chirurgica accostabile alle altre. E' possibile ricorrere all'utilizzo di impianti di protesi miniinvasive solo quando vi siano condizioni che lo consentano, altrimenti ricorrere alla metodica miniinvasiva, quando non strettamente indicata, può condurre al fallimento del percorso di cura. E' quindi estremamente importante definire le corrette indicazioni chirurgiche in base a parametri condivisi nell'ambito della ricerca ortopedica, senza eccedere nelle indicazioni.